L’attitudine immancabile dei nostri tempi è l’empatia.
È l’antidoto contro l’indifferenza e l’individualismo spinto. Ci aiuta a ricordare che le persone vengono prima. Ciò non significa fare del buonismo, ma saper comprendere l’altro. Se impariamo ad essere empatici, saremo capaci di rimettere l’uomo e la donna al centro di ogni cosa.
Ascoltarle le persone, interagire con loro, capirle e conoscerle, ci aiuta ad avere relazioni migliori. Crediamo che la vera ricchezza ad oggi sia il capitale umano.
Un ottimo punto di partenza noi l’abbiamo trovato tornando a calpestale il suolo di quello che è da sempre il cuore dei paesi e delle città, la piazza e il suo mercato.
Abbiamo trovato che questo sia un luogo ricco di valore sociale, dove mettere le basi a quel miglioramento che sentiamo sempre più incalzante.
Al mercato abbiamo riscontrato aria di cambiamento, un’evoluzione data dall’incontro con l’altro. Un rapido scambio di opinioni e di idee tra le persone. L’atto di fare la spesa al mercato è come se ci regalasse il giusto tempo per noi, per la nostra famiglia. Prestare la giusta cura e attenzione ai nostri cari.
Attitudini che hanno un profumo un po’ retro, ma nella realtà molto attuali.
Di questo ne abbiamo parlato con alcuni dei produttori che il banco lo allestiscono tutti i giorni. Abbiamo chiesto loro cosa ne pensano, quali sono le loro sensazioni?
Il valore sociale del mercato – la voce di Pietro
Secondo Pietro, che da anni coltiva campi in maniera naturale, la clientela è cambiata. Vede un timido approccio da parte dei giovani. Dice però che purtroppo si perdono molto spesso strada facendo. Sono frizzantini e non sempre hanno la pazienza di prendersi il tempo per iniziare a entrare in contatto con il prodotto. Per riuscire a capirne qualità, freschezza e possibile impiego in cucina. La clientela ha un’età medio alta, sono genitori o meglio nonni.
Acquistano per i nipoti, per il nostro futuro. Attenti alla materia prima da trasformare per le merende o per fare il minestrone con le verdure, ma quelle buone. Per Pietro è proprio in questo atto che si crea il legame famigliare profondo, se mangi bene a casa hai desiderio di tornare. Cucinare tutti insieme per le feste, andando a selezionare i prodotti è un valore sociale perché, al di là del prezzo, si crea unità famigliare.
Mangiare bene significa anche stare bene insieme e allora vai alla ricerca del cappone, quello di Michele quello buono e il cardo di Pietro che è completamente naturale e ha un sapore riconoscibile.
Il valore sociale del mercato – la voce di Sandro
Il pensiero di Sandro ci mostra un’altra interessante angolazione della tematica. Il primo valore sociale in assoluto per lui è l’aggregazione di più agricoltori, che non è più avvenuta dall’arrivo del trattore. Con l’avvento del mezzo agricolo non avevi più bisogno del vicino di casa o dei vicini durante la raccolta dell’uva e del grano.
Quella commistione che c’ era tra le persone è venuta a mancare. Il grano poi però bisognava venderlo e gli agricoltori erano separati. Il commerciante trattava il prezzo con il singolo e questo gli permetteva di comandare e dettare le regole. Diventava un gioco al rialzo. Sandro mette quindi al primo posto l’importanza della condivisione di un posto, di ore insieme e di finalità nel mercato. Seconda cosa, vede il mercato come punto di ritrovo. Le persone senza volerlo, in questo luogo, si dimenticano per un attimo di avere fretta. Iniziano a chiedersi e a parlare.
Inoltre, aggiunge:” fa molto piacere vedere che si avvicinano i giovani”. Riconosce quei bambini che andavano con le loro mamme anni prima da lui. Quando lui sorridendo chiedeva loro:” Hai visto dove ti ha portato la tua mamma? Fai la spesa e non ci sono gli scaffali”. Questo tipo di consumo, secondo Sandro, crea un diverso imprinting al bambino. Bisogna sopperire al fatto che ci siamo allontanati dalla campagna e dalla natura. Frequentare il mercato permette di mostrare scenari differenti al pargolo. La possibilità e la meraviglia di fare domande senza imbarazzo, quelle che possono anche iniziare con: ”scusi l’ignoranza …”. È un’interazione dove le persone si espongono, nasce il feeling. Qui si crea il consumo della biodiversità, il collante per la fiducia. Il mercato contadino dovrebbe capire di essere una grande risorsa, un testimone del territorio.
Ho trovato queste quattro chiacchiere fatte con Pietro e Sandro davvero molto interessanti e ricche di spunti di riflessioni.
Piccole scintille che permettono alla curiosità di accendersi.
A presto
Un abbraccio
Michela e Alessandro